Bolognese-Terminali


Terminale per la pesca al cefalo 

Nella pesca al Cefalo, utilizzeremo montature diverse a seconda delle diverse condizioni di pesca, con alcune costanti generali che hanno valore per tutte le montature. Queste riguardano essenzialmente i monofili da impiegare e gli ami. Per i monofili va precisato che raramente vengono impiegati diametri superiori allo Ø 0.20, perchè il Cefalo è forse tra le prede più sospettose e diffidenti presenti in mare e per fare qualche cattura decente è indispensabile mantenersi su diametri sottili. Per gli ami, utilizzeremo esclusivamente quelli dritti, affilati chimicamente, della misura adeguata più all’esca utilizzata che alla dimensione delle prede. Questa scelta è necessaria perchè il Cefalo difficilmente ingoia l’esca ma preferisce succhiarla tra le labbra, oppure, prima si striscia con il corpo sull’esca che, sfaldandosi, viene poi “aspirata” dal cefalo. Quindi gli ami storti o a punta rientrante fallirebbero il più delle volte il bersaglio che invece deve essere agganciato al labbro superiore, calloso e duro del Cefalo, il più profondamente possibile. Per la caratteristica di sfregare l’esca che il Cefalo ha, molte prede saranno allamate in posti diversi dal labbro, come l’opercolo, l’occhio o altre parti del corpo. In questo caso l’amo si aggancia appena sottopelle e la slamatura è facile, soprattutto se non si è accorti nel recupero.
Sulla base di queste considerazioni, vediamo le montature più adeguate alla cattura del Cefalo nei porti.
Montature per canna fissa

Acque chiare, senza vento: La lenza madre sarà costituita da uno spezzone di monofilo super dello Ø 0.16 lungo mezzo metro meno della lunghezza totale della canna. Alla lenza madre sarà infilato il galleggiante di peso variabile da 0.5 a 1.5 gr. La forma del galleggiante deve essere a fuso, oppure a goccia (vedi schema). La lenza madre terminerà con una piccola asola a cui legheremo poi il finale. Questo è costituito da uno spezzone di monofilo super dello Ø 0.10/0.12 lungo circa un metro. Piegando in due questo spezzone, cercheremo di ottenere due braccioli di misura diversa, diciamo uno di circa 30 cm e l’altro di 60 cm facendo in questo punto una piccola asola che infileremo nell’asola della lenza madre. Facciamo passare adesso i due braccioli nella loro asola, bagniamo con la saliva e tiriamo fino a far chiudere la seconda asola sulla prima. A questo punto possiamo legare gli ami. Essi saranno di misura variabile a seconda dell’esca impiegata. In questo caso:
- Polpa di sarda: primo amo n. 14 gambo dritto, lunghezza normale, a curva larga mentre il secondo sarà un n. 12 con le stesse caratteristiche
- Pasta: primo amo n. 12 gambo dritto, lunghezza normale o a gambo corto, a curva stretta mentre il secondo sarà un n. 10 con le stesse caratteristiche
Ora possiamo equilibrare il galleggiante, utilizzando pallini spaccati del 6 (0.12 gr.) distanziati di circa 10 cm e partendo dall’asola della lenza madre. Pescando con la pasta, dovremo lasciare il galleggiante più leggero, per compensare il peso dell’esca. La taratura sarà fatta montando prima due pallini, innescando gli ami e rifinendo con altri pallini, in modo che dalla superficie esca solamente l’astina superiore del galleggiante.
Acque torbide, presenza vento medio o forte: La lenza madre sarà costituita da uno spezzone di monofilo super dello Ø 0.18 lungo mezzo metro meno della lunghezza totale della canna. Alla lenza madre sarà infilato il galleggiante di peso variabile da 1.5 a 3.0 gr. La forma del galleggiante deve essere a goccia rovesciata oppure a pera (vedi schema). La lenza madre terminarà con una piccola asola a cui legheremo poi il finale. Questo è costituito da uno spezzone di monofilo super dello Ø 0.14/0.16 lungo circa 60 cm. Piegando in due questo spezzone, cercheremo di ottenere due braccioli di misura diversa, diciamo uno di circa 15 cm e l’altro di 35 cm facendo in questo punto una piccola asola che infileremo nell’asola della lenza madre. Facciamo passare adesso i due braccioli nella loro asola, bagniamo con la saliva e tiriamo fino a far chiudere la seconda asola sulla prima. A questo punto possiamo legare gli ami. Essi saranno di misura variabile a seconda dell’esca impiegata. In questo caso:
- Polpa di sarda: primo e secondo amo n. 12 gambo dritto, lunghezza normale, a curva larga
- Pasta: primo e secondo amo n. 10 gambo dritto, lunghezza normale o a gambo corto, a curva stretta
Ora possiamo equilibrare il galleggiante, utilizzando pallini spaccati del 6 (0.12 gr) distanziati di circa 10 cm e partendo dall’asola della lenza madre. Pescando con la pasta, dovremo lasciare il galleggiante più leggero, per compensare il peso dell’esca. La taratura sarà fatta montando prima quattro pallini, innescando gli ami e rifinendo con altri pallini, in modo che dalla superficie esca solamente l’astina superiore del galleggiante. Se fosse presente un’increspatura consistente, tale da rendere poco visibile l’astina del galleggiante, può essere utile utilizzare un galleggiante, sempre della stessa forma di quelli già descritti, ma del tipo porta starlite, lasciando però l’astina in dotazione, di solito arancione fluorescente e quindi ben visibile.
Montature per bolognese
La bolognese prevede gli stessi terminali della fissa se viene usata come tale, cioè senza effettuare un lancio vero e proprio. Se al contrario, si deve raggiungere una distanza maggiore è necessario usare montature diverse, con galleggianti un po’ più pesanti e visibili a distanza. Esiste infine, una terza serie di montature che prevede l’uso del galleggiante scorrevole e permette di pescare anche alle profondità elevate tipiche delle banchine dei porti.
Acque chiare, senza vento: La lenza madre sarà formata da uno spezzone di monofilo super dello Ø 0.14 lungo da 2 a 4 metri, a seconda del fondale e della lunghezza della canna. Ad un estremo della lenza pratichiamo una piccola asola che andrà infilata nella girella del filo di bobina del mulinello. Alla lenza madre sarà infilato il galleggiante di peso variabile da 2.0 a 5.0 gr. La forma del galleggiante deve essere a pera, oppure a fuso (vedi schema). La lenza madre terminerà con una piccola asola a cui legheremo poi il finale. Questo è costituito da uno spezzone di monofilo super dello Ø 0.12 lungo circa 90 cm. Piegando in due questo spezzone, cercheremo di ottenere due braccioli di misura diversa, diciamo uno di circa 30 cm. e l’altro di 50 cm facendo in questo punto una piccola asola che infileremo nell’asola della lenza madre. Facciamo passare adesso i due braccioli nella loro asola, bagniamo con la saliva e tiriamo fino a far chiudere la seconda asola sulla prima. A questo punto possiamo legare gli ami. Essi saranno di misura variabile a seconda dell’esca impiegata. In questo caso:
- Polpa di sarda: primo amo n. 16 gambo dritto, lunghezza normale o a gambo lungo, a curva larga mentre il secondo sarà un n. 14 con le stesse caratteristiche
- Pasta: primo amo n. 14 gambo dritto, lunghezza normale o a gambo corto, a curva stretta mentre il secondo sarà un n. 12 con le stesse caratteristiche
Ora possiamo equilibrare il galleggiante, utilizzando pallini spaccati del n. 1 (0.28 gr), due raggruppati sopra l’asola dei braccioli e gli altri distanziati di circa 15 cm e partendo da sopra i primi. Pescando con la pasta, dovremo lasciare il galleggiante più leggero, per compensare il peso dell’esca. La taratura sarà fatta montando prima quattro pallini, innescando gli ami e rifinendo con altri pallini, in modo che dalla superficie esca solamente l’astina superiore del galleggiante. Se fosse presente un’increaspatura consistente, tale da rendere poco visibile l’astina del galleggiante, può essere utile utilizzare un galleggiante, sempre della stessa forma di quelli già descritti, ma del tipo porta starlite, lasciando però l’astina in dotazione, di solito arancione fluorescente e quindi ben visibile.
Acque torbide, presenza vento medio o forte: La lenza madre sarà formata da uno spezzone di monofilo super dello Ø 0.14 lungo da 2 a 4 metri, a seconda del fondale e della lunghezza della canna. Ad un estremo della lenza pratichiamo una piccola asola che andrà infilata nella girella del filo di bobina del mulinello. Alla lenza madre sarà infilato il galleggiante di peso variabile da 3.0 a 6.0 gr. La forma del galleggiante deve essere molto affusolata, oppure a uovo (vedi schema). Una buona alternativa è anche costituita dai galleggianti a penna (di pavone o istrice) o quelli per la pesca all’inglese. La lenza madre terminarà con una piccola asola a cui legheremo poi il finale. Questo è costituito da uno spezzone di monofilo super dello Ø 0.12 lungo circa 70 cm. Piegando in due questo spezzone, cercheremo di ottenere due braccioli di misura diversa, diciamo uno di circa 20 cm e l’altro di 40 cm facendo in questo punto una piccola asola che infileremo nell’asola della lenza madre. Facciamo passare adesso i due braccioli nella loro asola, bagniamo con la saliva e tiriamo fino a far chiudere la seconda asola sulla prima. A questo punto possiamo legare gli ami. Essi saranno di misura variabile a seconda dell’esca impiegata. In questo caso:
- Polpa di sarda: primo amo n. 16 gambo dritto, lunghezza normale o a gambo lungo, a curva larga mentre il secondo sarà un n. 14 con le stesse caratteristiche
- Pasta: primo amo n. 14 gambo dritto, lunghezza normale o a gambo corto, a curva stretta mentre il secondo sarà un n. 12 con le stesse caratteristiche
Ora possiamo equilibrare il galleggiante, utilizzando pallini spaccati del 1 (0.28 gr), due o tre raggruppati sopra l’asola dei braccioli e gli altri distanziati di circa 15 cm e partendo da sopra i primi. Pescando con la pasta, dovremo lasciare il galleggiante più leggero, per compensare il peso dell’esca. La taratura sarà fatta montando prima quattro pallini, innescando gli ami e rifinendo con altri pallini, in modo che dalla superficie esca solamente l’astina superiore del galleggiante. Se fosse presente un’increaspatura consistente, tale da rendere poco visibile l’astina del galleggiante, può essere utile utilizzare un galleggiante, sempre della stessa forma di quelli già descritti, ma del tipo porta starlite, lasciando però l’astina in dotazione, di solito arancione fluorescente e quindi ben visibile.

Terminale per la pesca di vari generi di pesci

Galleggiante+Pasturatore


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Questa è una tecnica ibrida che sfrutta nella tecnica a galleggiante il vantaggio fondamentale della pesca a legering, ovvero quello di portare il pasturatore direttamente nella zona d’azione della lenza.
DOVE E QUANDO PRATICARLA
Gli ambienti dove è possibile praticare questa tecnica sono quei luoghi dove, ad una distanza max dalla riva di 20-30 metri troviamo una profondità di almeno 1 metro e mezzo.
Luoghi che rispondono sempre a queste caratteristiche sono:

  • All’interno dei porti
  • Dalle dighe frangiflutti
  • Dalle scogliere naturali sia alte che basse.
I primi due ambienti indicati ed in particolar modo le dighe, sono gli ambienti preferiti in quanto sono tra i pochi ad essere in attività durante tutto l’anno, anche se offrono la massima concentrazione di pesce in primavera e nei mesi di settembre ed ottobre. Per quanto riguarda gli orari, quelli più proficui sono sicuramente l’alba e il tramonto sia per la presenza di prede pregiate (spigole) sia per la maggiore concentrazione di pesce meno pregiato (boghe, occhiate, donzelle); mentre in condizioni di mare mosso o in scaduta ed alta marea, non avremo limitazioni di orari.
ATTREZZATURA
Il tipo di attrezzatura da impiegare sarà di volta in volta adeguata a:
  • Specie che vogliamo insidiare.
  • Condizioni meteo-marine.
  • Profondità e Distanza da riva a cui vogliamo calare la lenza.
  • Posizione che occupiamo rispetto allo specchio d’acqua.
Tipo di Canna
Possiamo utilizzare la bolognese, con azione differente a seconda della distanza da riva e alla profondità a cui stazionano i pesci. Le lunghezze che ci permettono di affrontare quasi tutte le situazioni e gli ambienti di pesca sono 5 – 6 – 7 metri, con preferenza della 6 metri. In generale ci orienteremo su bolognesi più robuste, di lunghezza 3,90 – 4,50 metri, in pratica quelle adatte a lanciare galleggianti piombati (per la presenza del pasturatore).
Galleggianti 
Utilizzeremo galleggianti scorrevoli o all’inglese non piombato o comunque con piombatura minima, in quanto sulla lenza è già presente la zavorra dovuta al pasturatore. Per i galleggianti scorrevoli, utilizzeremo una grammatura variabile che adatteremo al peso del pasturatore impiegato, la cui forma (sfera, goccia rovesciata, fuso) sarà scelta in base alle condizioni del mare come nel caso della canna fissa e in base all’esca da utilizzare. La Taratura del galleggiante impiegato è funzione delle condizioni del mare, comunque in questa particolare tecnica di pesca dovremo tener conto del peso variabile apportato dalla presenza del pasturatore.
Pasturatore 
Impiegheremo un piccolo pasturatore del tipo da 5 – 10 grammi al max, quello tipico per bigattini, che potremo leggermente modificare per adattarlo al tipo di lenza descritta in seguito. In particolare dovremo privarlo della zavorra in esso fissata, in quanto la realizzeremo noi inserendovi una Torpilla il cui peso dovrà essere di 2 grammi inferiore alla portata del galleggiante, in modo tale da tener conto del peso dovuto al pasturatore riempito di pastura o bigattini.
Monofili
Per quanto riguarda i monofili da impiegare, in generale utilizzeremo diametri sottili (0,12 – 0,14 ) in caso di mare calmo, e diametri più grandi (0,16 – 0,18) nel caso di mare mosso.
Ami
Gli ami generalmente utilizzati sono gli stessi impiegati per la pesca galleggiante, ovvero le misure dal 10 al 19, la cui forma (serie) verrà di volta in volta scelta in base all’esca da utilizzare e al pesce da insidiare.
Accessori Vari
Due accessori indispensabili sono il Guadino e una Sonda di piombo per misurare il fondale della zona di pesca ed adeguare in conseguenza la lunghezza della lenza.
PREDE
Le specie ittiche catturabili con questa tecnica sono essenzialmente: Cefali, Boghe, Occhiate, Sugarelli, Salpe, Donzelle, Aguglie, Spigole, Saraghi ed Orate.
ESCHE INDICATE
Sono valide un po’ tutte le esche utilizzabili per la pesca in mare come: Anellidi (in particolare Muriddu, Americano, Coreano), Bigattini, Cozze, Gamberi e Scampi a pezzetti, Sarda a pezzetti, Calamari a pezzetti, e Pastelle realizzate con pan-carrè, farina di grano, formaggio, sarde tritate. Se vogliamo insidiare dei predatori come ad esempio le spigole, allora siamo costretti ad utilizzare esche vive come ad esempio: Bigattini, cefalotti o piccole boghe vive. Caso a parte è costituito dai Cefali che invece gradiscono molto la Sarda e le varie Pastelle.
PASTURA E PASTURAZIONE
L’importanza della pastura è ben nota, ma nel caso in cui stiamo pescando sulle Dighe Frangiflutti essa sarà maggiore, perché il contatto col mare aperto rende indispensabile l’azione attirante della pastura al fine di avvicinare alla nostra postazione di pesca i branchi di pesci e mantenerli in zona.
Sceglieremo la pastura da impiegare in base a:
  • Tipo di esca che intendiamo utilizzare.
  • Tipo di pesce da insidiare.
  • Profondità a cui intendiamo far giungere il finale.
La scelta della pastura idonea da impiegare può essere fatta seguendo lo schema seguente:
pasture pesca in mare
Pasturazione Indiretta
Quando utilizziamo il bigattino come esca per le Spigole oppure quando stiamo pescando le Aguglie, essendo questi dei pesci predatori, l’azione della pastura non è volta a richiamare direttamente il pesce interessato, bensì in modo indiretto al fine di realizzare un richiamo per la minutaglia, il cui movimento attirerà i predatori.
I TERMINALI
Un tipo di lenza utilizzabile per applicare questa tecnica di pesca è descritta nell’immagine seguente
terminale

AZIONE DI PESCA
Giunti sul luogo di pesca dobbiamo innanzi tutto trovarci una postazione che renda semplici i movimenti: in particolare dobbiamo poter lanciare in maniera agevole, avere sotto mano l’attrezzatura (secchiello e guadino in primis) e renderci il più possibile invisibili sullo specchio d’acqua sottostante per evitare di spaventare o comunque insospettire i pesci presenti. La cosa da fare è preparare la pastura, e non appena terminato dobbiamo realizzare una pasturazione preventiva, lanciando almeno 3 grosse palle di pastura ad una distanza dalla costa pari alla metà e ai 2/3 della massima distanza raggiungibile col lancio o con la fissa, eventualmente aiutandoci con la fionda. Prepariamo la canna da pesca da utilizzare, inseriamo la sonda in piombo e misuriamo la profondità del fondale. A questo punto inneschiamo l’esca sugli ami e cominciamo a fare dei lanci di prova cominciando da pochi centimetri dal fondo ed alzando via via il galleggiante fino a trovare la profondità ottimale a cui stazione il pesce. Dopo che saremo riusciti ad avvicinare il pesce portandolo in pastura, dovremo eventualmente provvedere a diluire la pastura con dell’acqua di mare in modo tale da ridurre l’effetto nutritivo della stessa ed evitare quindi di saziare il pesce, che continuerà comunque ad essere attratto dagli odori sprigionati dal brumeggio. Quando avvertiamo la mangiata del pesce, dobbiamo ferrare con estrema prontezza ( in questo sarà molto utile un’azione spiccatamente di punta della canna adoperata) cercando di anticipare l’affondata del galleggiante.